A BARBERINO BARUFFE, NEGLI ALTRI COMUNI ACCORDI
Il PD tra novità ed ex
Il
panorama della politica mugellana è dunque cambiato. Con la costituzione dei
circoli comunali del Partito Democratico si è compiuta la fusione tra Ds e
Margherita, tra ex-comunisti ed ex-democristiani (di sinistra). Una fusione
solitamente non traumatica, anche se qua e là non mancano i segni di qualche
tensione. E la nascita del “partito unico” porta con sé altri problemi, nei
rapporti con gli altri partiti della sinistra.
Un esempio su tutti: alla guida di
gran parte dei comuni mugellani vi sono
coalizioni uliviste, con più partiti (Ds, Margherita, socialisti, Verdi,
Comunisti Italiani). Finora la formula era stata semplice: sindaco ds,
vicesindaco Margherita (salvo a Firenzuola dove i fattori
sono invertiti, sindaco Margherita, vicesindaco ds). Ebbene già si comincia a
dire, “volete fare un monocolore”, ovvero “non vorrà mica il PD rivendicare sia
il sindaco che il vicesindaco?”. E’ possibile che il prossimo anno, col rinnovo
dei consigli comunali se ne vedano delle belle.
Del resto, si diceva delle tensioni interne al Pd, legate
ai due soci fondatori. Hai un bel dire che il partito è nuovo. Ma per qualche
ex-popolare dover trovare ospitalità nella vecchia sezione del PCI-DS, con le
insegne e qualche poster cambiato, può forse essere un pochettino imbarazzante.
Però non poteva essere altrimenti. Se a Borgo i Ds avevano una grande sede, e la
Margherita nemmeno un sottoscala, quale poteva essere la nuova sede del PD? Ed
anche nella composizione dei “parlamentini” locali, il rapporto di forze
solitamente non è certo paritario, e si prospetta, in molti casi un segretario
di provenienza Ds.
Non tutte le situazioni sono comunque uguali. In generale, tra
le due componenti, si è trovato un accordo, e le elezioni interne hanno eletto
chi doveva essere eletto. I più attenti magari potranno notare il buon successo,
a Borgo, dell’ex-diessina
Sandra Maggi, 156 voti, ed anche dell’ex-sindaco Margheri
(110), rispetto al non brillante penultimo posto del presidente della Comunità Montana Stefano
Tagliaferri, con 80 voti, nelle elezioni dell’assemblea provinciale, oppure il
basso numero di voti sufficienti per essere eletti nel comitato comunale –si è
passati anche con 7 voti-, ed anche una partecipazione, rispetto alle primarie,
non entusiasmante. “A Borgo –conferma Alberto De Paola, capogruppo in consiglio
comunale- non abbiamo avuto grandi difficoltà, aiutati, penso, dal percorso
unitario da tempo fatto col gruppo consiliare unico. Così le elezioni hanno dato
rappresentanza alle varie anime, in modo non conflittuale”. Con un’assemblea di
53 persone, una trentina delle quali di area diessina, una decina ex-margherita,
e un’altra decina provenienti dalla cosiddetta società civile.
A Barberino
invece è stata guerra. Basti dire che a Borgo hanno votato in 330, rispetto ai
circa 1500 che votarono per le primarie, mentre a Barberino, dove alle primarie
votarono in 1173, stavolta, per eleggere il nuovo organo del Pd locale, è
arrivato un esercito di 1024 persone, e di queste 589 “nuove”, ovvero che alle
primarie non avevano neppur votato. “E’ stata legittima difesa –dice Alberto Lotti, leader
barberinese ex-Margherita-. Il PD deve includere, non escludere. E invece si
voleva cacciare la nostra componente. Se chi ha più voti prende tutto e vuol far
fuori gli altri, escludendo che non ha la stessa identità della maggioranza, il
PD non ne ha certo vantaggio. Occorre tutelare le diversità, non puoi invitare e
dire ‘vieni ma facciamo come diciamo noi”. A Barberino, oltre alle due
componenti storiche, si è mossa un’associazione di giovani di sinistra, che
portando molta gente nuova a votare, ha ottenuto la maggioranza, con 16
componenti su 30, mentre 8 sono di area Margherita, e 6 i Ds. Lotti e l’ex-Margherita
sono accusati di aver portato a votare in massa le “truppe” più varie, albanesi
compresi. “Da tempo –si difende Lotti- nel nostro paese ci sono tante famiglie
di campani, calabresi, albanesi. Perché non devono essere integrati? Che c’è di
male a cercarli e a farli partecipare? Non è gente di serie B. E’ perfino
paradossale vedere che certi barberinesi doc, ex-comunisti, mostrino di avere la
puzza al naso...”
Non ha dovuto “guerreggiare” invece Luca Talluri,
ex-segretario della Margherita, di Scarperia. Lì l’assemblea si è svolta
tranquilla, almeno in superficie, visto che si son messi d’accordo prima, tanto
da fissare un numero di componenti pari a quello delle candidature. Dei 37
eletti una decina sono di provenienza Margherita, e Talluri si è tolto la
soddisfazione di mandare all’assemblea provinciale due dei “suoi”, Riccardo Bellandi e Lia Brunori, rispetto a un solo
eletto di provenienza ds. Talluri è fiducioso: “Il meccanismo delle primarie ha
fatto saltare tutti gli schemi. E questo sarà fondamentale anche nelle
candidature per i sindaci. D’ora in poi non decideranno i partiti, ma i
candidati saranno scelti con questo nuovo metodo concorrenziale”. Con
un’obiezione del barberinese Lotti: “Se i candidati sindaci fossero tutti ds
sarebbe un problema. Credo che un riconoscimento di altre presenze sia comunque
necessario. Non vorrei che qualcuno ancora in Mugello ragionasse avendo in mente
la teoria dell’egemonia gramsciana”.
Anche perché, in molti casi, la dirigenza diessina d’un tempo,
non ha fatto passi indietro. E solo i prossimi mesi –alle elezioni comunali,
salvo Scarperia, manca soltanto poco più di un anno- dirà se i “nuovi” saranno
in grado di muoversi con una certa autonomia.
Paolo Guidotti
© il filo, Idee e
notizie dal Mugello, febbraio 2008