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La copertina di questo mese
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ANALISI E PROPOSTE DI GIUSEPPE MARGHERI 
DOPO LA CRISI DELLA MAZE DI VICCHIO

L’artigianato mugellano ha bisogno di una mostra “seria”

L’artigianato mugellano ogni anno ha appuntamento a Vicchio, alla M.A.Z.E.. Quest’anno però le polemiche sul ruolo e la qualità di questa iniziativa, promossa da Comune di Vicchio e Comunità Montana, sono state roventi. Ne parliamo con Giuseppe Margheri, antiquario e restauratore mugellano, che quest’anno ha deciso di non partecipare. Una chiacchierata ampia e interessante, che va oltre il fallimento di Vicchio soffermandosi anche sull’importanza dell’artigianato tipico mugellano.

Allora Beppe come è andata a Vicchio?

Prima di parlare della mostra vorrei fare una premessa, perché ormai per esperienza penso di intuire quali saranno le risposte alle mie osservazioni. Criticare è un sacrosanto diritto, criticare non significa né disprezzare né rifiutare né, tantomeno, “sputare nel piatto dove si mangia”. La critica  nel caso specifico è stata ed è la ricerca di eventuali errori ed inefficienze; successivamente, attraverso suggerimenti e proposte adeguate, il tentare gli opportuni aggiustamenti. Questo, ripeto, valeva per il passato e vale per il presente. Vorrei dire ancora che criticare non significa in alcun modo voler prendere il posto a qualcuno o sentirsi più bravo. Ognuno deve fare al meglio il proprio compito. Non partecipare alla mostra non è stato per me come immagino anche per gli altri un “peccato di superbia”. È stato purtroppo il dover riconoscere che nonostante gli sforzi la mostra ha fatto forse il suo tempo; la sindrome fiera ha preso il sopravvento e tutto è diventato una grande sagra. Questo per il paese di Vicchio può essere anche giusto e rientrare nella logica degli eventi, ma allora occorre pensare ad una nuova formula di mostra dell'artigianato.

 

Proviamo a fare un po' di storia della fiera...

La mostra MAZE nasce circa venti anni fa. Sulla scia del successo della Fiera Calda l’ente pubblico (comune di Vicchio, Comunità Montana, Provincia, CNA) mise in cantiere questa mostra dall’infelice nome MAZE: mostra artigianato zona E parve a tutti una sigla da codice militare. Ci furono per anni aspre polemiche tra Fiera Calda e MAZE, cose che tutti ricordiamo benissimo.

La mostra però doveva essere una sorta di prova generale per poi approdare ad un polo espositivo permanente da costruire nel comune di Vicchio, se non ricordo male nella piana dei Bossoli. Il polo espositivo non è mai sorto, è rimasto solo un progetto e la mostra è continuata nel tempo. All’inizio fu una novità c’era entusiasmo voglia di partecipare, di mostrare il proprio lavoro. Per molti di noi diventò un appuntamento importante e divertente; nacque un’amicizia tra gli espositori, una collaborazione tra espositori ed organizzatori. Durante l’anno si facevano riunioni dove si valutavano nuove proposte per l’edizione successiva. Abbiamo avuto incontri con il presidente della Comunità Montana, la direzione della CNA, al fine di migliorare e rinnovare la mostra perché già dopo alcuni anni ci sembrava ripetitiva e stanca. Cercammo (uso il plurale perchè all'epoca vi era una gestione collegiale) di coinvolgere l’artigianato fiorentino facendo partecipare il comitato Arti e Mestieri d’Oltrarno. Vi furono edizioni con animate discussioni e polemiche all’interno degli stands. Ma nonostante gli sforzi da parte degli espositori per far crescere la mostra quantitativamente e qualitativamente, la MAZE è rimasta più o meno sempre la stessa. La gestione collegiale finì. Si affidava l’incarico organizzativo ad allestitori più o meno bravi che si occupavano del percorso per i visitatori, dei cartelli, della pubblicità, dell’immagine mostra: cose importanti, ma nessuno si occupava purtroppo di trovare gli artigiani, cercare e scoprire nuove botteghe, di portare alla mostra una valida ed esauriente rappresentanza dell’artigianato mugellano. Ci si preoccupava molto di fare una bella cornice ma il quadro rimaneva sempre modesto. Credo che la mostra sia riuscita poche volte a dare un’immagine abbastanza fedele della realtà artigiana del nostro territorio. Se è vero poi come dice il proverbio che “ognuno ha i clienti che si merita” la mostra di Vicchio passati i primi anni più esaltanti ha continuato ad avere sempre un grande afflusso di pubblico, ma prevalentemente un pubblico di curiosi e non di visitatori di mostre. Un pubblico quasi esclusivamente locale per cui la promozione dell’artigianato mugellano funzionava solo in parte non superando i nostri confini geografici più ristretti.

Ma una scuola può essere una sede appropriata per una mostra?

È vero come si è detto centinaia di volte: la scuola non è la sede più idonea per un’esposizione, che la fine di agosto forse non è il momento migliore, che il nostro artigianato è estremamente eterogeneo! Ma benedetto il cielo! Ormai era andata così. C’era il MAZE nella scuola elementare di Vicchio alla fine di agosto e questa era ed è l’unica esposizione artigiana di tutto il Mugello nell’arco dell’anno. Ed a giudizio dell’allora assessore provinciale Conti, cito a memoria, era “una delle più interessanti manifestazioni della provincia di Firenze”. Questa mostra quindi andava salvata, migliorata, fatta crescere, con nuove idee e più consistenti investimenti. Con un piccolo sforzo finanziario si poteva occupare tutta la scuola e portare il numero degli espositori almeno a cinquanta: parlo di cinquanta stands con la presenza di una persona, non vetrine o pannelli espositivi soltanto. Si doveva poi ogni anno portare a Vicchio il meglio dell’artigianato mugellano: la pietra di Firenzuola, i coltelli di Scarperia, il settore legno: mobili e restauro, la ceramica la pelle il ferro, insomma quello che di più rappresentativo la nostra vallata offre.

Ma ci sono così tanti artigiani nel nostro comprensorio?

Ci sono sicuramente tanti bravi artigiani da Barberino a Pontassieve da Marradi alle Caldine ma andavano cercati, scoperti, certe volte forse “stanati”. Occorreva a monte un progetto mostra, qualcuno che a gennaio iniziasse il lavoro. E questo a parer mio era compito dell’associazione di categoria (CNA), che conosce il territorio ed i propri associati ad uno ad uno, e non compito di allestitori più o meno bravi chiamati dalla città ad organizzare la mostra. Purtroppo invece è andata sempre così, ci si occupava di cartelli di percorsi di arredi vari ed a giugno luglio si cominciava a contattare i vecchi espositori che ormai per tradizione ed affetto confermavano quasi tutti la loro presenza; le novità tra gli stands erano minime.

Ma per fare tutto quello che dici i soldi c’erano?

Questo è un altro capitolo doloroso. Sono state spese nella nostra zona ingenti somme per i musei (cosa del resto giustissima), per manifestazioni di varia natura, per riviste patinate su progetti mai decollati, per la mostra purtroppo le cifre stanziate erano veramente modeste. E questo lascia veramente perplessi se consideriamo che l’artigianato è uno dei settori portanti per l'economia della vallata. Una bella mostra nel periodo estivo, quando la nostra campagna è gremita di turisti ed il Mugello si riempie di visitatori, poteva essere un evento interessante e complementare al discorso turistico. Inoltre la mostra poteva e doveva diventare un momento di incontro con la scuola per avvicinare i giovani all’artigianato, per far scoprire ed apprezzare la cultura del lavoro manuale. Non esiste soltanto il computer: e io penso che da Barberino a Pontassieve non ci sia nessun artigiano bravo e capace come Augusto Romagnoli nelle decorazioni, lo scomparso Renato Landi nel restauro dei mobili, Giorgio Bani nella tassidermia, Giuliano Guidalotti e Giorgio Margheri nella falegnameria. Forse la mostra avrebbe potuto avere anche questo compito: fare incontrare i giovani con questi personaggi, maestri nel loro lavoro. Spiegare, far conoscere, far toccare con mano la bellezza di un lavoro che esce dal proprio ingegno: frutto di una grande abilità tecnica e di un patrimonio di conoscenze sedimentate nel tempo nella bottega dell’artigiano.

Torniamo a parlare un po’ di Vicchio e della mostra?

Negli ultimi anni la MAZE era diventata sempre meno interessante. Forse la fiera calda aveva preso il sopravvento e tutto sembrava diventato una grande sagra di paese. Senza voler nulla togliere alla bellezza delle sagre, ma un’esposizione dovrebbe essere un’altra cosa. Dopo venti anni di fedele presenza, con grande dispiacere, abbiamo deciso con mia moglie di non partecipare e così hanno fatto altri “storici” espositori: i fratelli Bartolini bronzisti, la ditta QUMA mobilieri, Sandro Paoli tappezziere ed altri che non ricordo. Non è stato un accordo premeditato, è venuto spontaneo: basta! Proviamo a dare un segnale.

E per il futuro?

Ora siamo qui a parlare insieme su cosa fare nel prossimo futuro. Negli ultimi anni il Mugello è decisamente cresciuto, dal lato turistico intendo. Basti pensare agli alberghi (Villa Campestri, Villa Ortaglia, il Ripaverde) ai numerosi centri di agriturismo, alla creazione del museo diffuso e la conseguente  presenza sempre più numerosa di visitatori e turisti nella nostra zona. E quindi, se posso dare un suggerimento agli addetti ai lavori, ed a tutti i vecchi espositori è questo: occorre  pensare ad una nuova mostra in un nuovo contesto. Potrebbe essere il castello di Cafaggiolo, il Palazzo dei Vicari, villa Pecori Giraldi.Una nuova prestigiosa cornice per mettere in bella mostra il meglio dell’artigianato mugellano.

Proviamo ad immaginare villa Pecori Giraldi sede del museo Chini, come nuovo contenitore e proviamo ad immaginare ancora il giardino della villa e le belle sale con in mostra i coltelli di Scarperia, la pietra di Firenzuola, le ceramiche del Pecchioli, la scagliola di Bianco Bianchi, gli animali di Giorgio Bani, i bronzi dei fratelli Bartolini, i gioielli di Elisabetta Manetti, le cucine di Andrea Margheri, le poltrone e i divani di Sandro Pieri e Sandro Paoli, tanto per citare qualcuno. Ho dimenticato i mobili di Heron Parigi, ma questi sono già presenti nella villa. Potrebbe essere veramente bello, forse è solo un sogno, pura fantasia, ma intanto possiamo cominciare a pensarci ed a parlarne.

Una cosa è comunque certa: l’artigianato è parte integrante della nostra storia di toscani, di fiorentini, di mugellani. Sta da sempre nel nostro dna, è una nostra grande ricchezza, è il nostro museo più diffuso: perché nella bottega dell’artigiano vi è depositato un patrimonio di conoscenze secolari che affonda le radici nella Firenze medievale: quando gli artigiani erano artefici e protagonisti di “una grande fabbrica in forma di città”. Il prof. Tonelli celebre cardiochirurgo di Firenze ormai ottantenne, in una recente intervista sulla Nazione, al giornalista che gli chiedeva come avrebbe voluto essere ricordato, ha risposto: “Vorrei che i miei concittadini mi ricordassero come un bravo artigiano fiorentino.” © il filo, Idee e notizie dal Mugello, ottobre 2002

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