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POLITICA LOCALE

INTERVISTA AD ANTONIO MARGHERI

I miei nove anni
da sindaco

Il sindaco di Borgo San Lorenzo Antonio Margheri“E’ stata un’esperienza fondamentale: indubbiamente si sente il carico della responsabilità, di poter determinare tante cose, di indirizzare la realtà locale”: risponde così il sindaco di Borgo San Lorenzo Antonio Margheri, se si gli chiede di fare un bilancio dei suoi anni alla guida dell’amministrazione borghigiana. Perché per Margheri è tempo di bilanci, visto che fra qualche mese dovrà lasciare. Non la politica attiva, perché da tempo non ha nascosto di aspirare a qualche altra carica istituzionale, ma l’ufficio in piazza Dante sì. Un’esperienza certo significativa: “Questi –nota- sono stati 10 anni particolarmente importanti, perché assai innovativi: siamo stati la prima generazione di sindaci eletti direttamente dai cittadini, e questo ha comportato una maggiore esposizione, senso di responsabilità, con i cittadini che ti cercano come punto di riferimento e primo referente, anche se talvolta non ha competenze specifiche in grado di esaudire le esigenze espresse. Fare il sindaco a Borgo San Lorenzo è stata poi una grande occasione di conoscenza più approfondita della realtà in cui sono nato e in cui vivo, e le innovazioni a cui facevo riferimento prima hanno portato questa nuova generazione di amministratori a confrontarsi con ambiti territoriali più vasti: penso al passaggio dalle gestioni in economia dei servizi ad aziende che coprono territori molto vasti, e questo ci ha portato ad uscire per così dire dai nostri confini più ristretti”.

Anni di novità, e non tutte proprio positive. Margheri lo riconosce: “In questi anni abbiamo goduto di un’ampia autonomia nelle scelte: del resto veniamo eletti sulla base di un programma e a quello ci atteniamo. Ma è anche vero che nell’arco dei cinque anni emergono cose nuove, e ci sarebbe bisogno di decisioni condivise. In verità questi anni sono stati caratterizzati da una forte autonomia da parte di sindaco e giunta rispetto ai partiti. Ma devo dire che fattore di questa autonomia è stata anche una certa indifferenza, una difficoltà reale dei partiti. E questo non lo ritengo positivo, perché l’esistenza dei partiti è importante, avendo una forma di rappresentanza più generale. In una società sempre più individualista, giungere a comporre una sintesi generale è esercizio estremamente difficile. E la presenza dei partiti è sicuramente uno strumento positivo.”

Margheri sottolinea un’altra difficoltà, relativa al ruolo del consiglio comunale: “Il suo ruolo, dopo l’introduzione dell’elezione diretta del sindaco- è divenuto quello di indirizzare e controllare: e tale ruolo viene svolto ancora in modo insufficiente. Questo per più ragioni: forse non si è ancora acquisita l’importanza di svolgere un’azione di indirizzo e controllo. E vi sono difficoltà oggettive: di fatto il consiglio comunale, come organo, è poco supportato, anche tecnicamente, per svolgere i propri compiti, e tutto è affidato alla volontà dei singoli consiglieri. Anche da parte della macchina amministrativa dovrebbe avere un supporto diverso, che oggi obiettivamente non viene dato.” E il basso profilo del consiglio comunale, secondo il sindaco borghigiano, ha un’altra causa: “Quella a cui mi riferivo prima, la debolezza dei partiti: in passato il consiglio viveva in un ambito più collettivo la propria esperienza: i partiti discutevano al loro interno le questioni più importanti e poi il consiglio era la sede del confronto fra posizioni diverse. Questo oggi è quasi scomparso, e ciò pesa nella qualità delle proposte dei gruppi consiliari”.

Quanto alla lunga diatriba nella scelta del prossimo candidato sindaco Margheri non si sbilancia, auspicando solo “che si esca da questa situazione senza morti e feriti”. E ribadisce la propria candidatura a nuovi incarichi: “L’ho già detto pubblicamente, di essere disponibile e di aver voglia di assumere ruoli politico-amministrativi attivi”.

Infine, alla domanda se abbia qualcosa da rimproverarsi, in questi nove anni da primo cittadino, ci pensa un po’ e scuote la testa: “Non credo di aver fatto scelte delle quali mi debba dichiarare pentito. Si potrebbe pensare all’alta velocità, ma non è così. Anche perché la questione è talmente complessa. Quando fu dato il via libera il nostro comune era quello che rimaneva più indenne dai problemi dell’impatto ambientale: il tracciato era stato spostato verso Scarperia, e le altre amministrazioni erano decise a chiudere il discorso. Se ci fossimo tirati indietro noi, sarebbe stato un gesto pretenzioso e inutile. E anche un rinvio non avrebbe cambiato niente nella sostanza”.

Paolo Guidotti

 

 © il filo, Idee e notizie dal Mugello, marzo 2004

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