
DICOMANO – Il 2025 per la Macelleria Falaschi rappresenta un traguardo importantissimo e storico: 100 di attività. Nata nel 1925 dall’idea di Antonio Ciucchi, passando poi alla gestione della famiglia Falaschi fino all’attuale – grandissimo – lavoro svolto da Claudio Falaschi. Con quest’ultimo abbiamo avuto il piacere di fare una bella chiacchierata su passato, presente e futuro della macelleria, da sempre punto di riferimento del territorio.
Claudio, potresti raccontarci la storia della Macelleria Falaschi?
“Volentieri. Tutto nacque dall’idea di Ciucchi Antonio, che fece domanda alla Provincia per acquistare il terreno su cui costruire la macelleria. Ci troviamo nel 1925, nonché a cavallo delle due guerre. Antonio aveva una grande testardaggine nel voler fare il macellaio, come il sottoscritto. A tal proposito, ricordo benissimo il mio esame di terza media: la professoressa mi chiese una poesia in francese, io risposi: ‘Cosa me ne fo della poesia se da domani vo ad ammazzare i maiali (ride ndr.)?’.
Comunque, senza dilungarmi troppo, nel 1938 i miei nonni (Falaschi Nello e Sarti Pia) presero in gestione la macelleria, e da lì è stato tutto un susseguirsi familiare”.
Ci sono stati dei momenti difficili per la macelleria?
“Sicuramente. Mi vengono in mente due periodi: fine anni ’90 con la “Mucca Pazza” e il
recente Covid. Nel periodo Covid abbiamo riscontrato problemi soprattutto su come gestire la nostra clientela. Ci siamo inventati di tutto, dal domicilio fino a una ruota davanti alla porta della macelleria che girava e dava i prodotti ai clienti così da evitare qualsiasi tipo di contatto.
D’altro canto, però, ci sono stati anche aspetti positivi; come la grande riscoperta (per forza di cose) dell’acquistare nei negozi locali da parte degli abitanti. Poi ci metto di mezzo anche la mia salute fisica, e proprio in quel periodo ebbi il terzo infarto in negozio. Fortuna fu che lì in quel momento ci fosse Stefano Passiatore, che prontamente chiamò i soccorsi. Adesso sto bene, non mollo e continuo a lavorare per ciò che amo”.
Com’è cambiata la vendita dei vari prodotti nel corso degli anni?
“Come dicevo prima, con l’avvento della Mucca Pazza abbiamo avuto una flessione delle vendite riguardanti la carne bovina. Negli ultimi tempi lavoriamo molto con la gastronomia e con i prodotti già cotti”.
E sul bardiccio, eccellenza del nostro territorio arrivato fino a Masterchef, cosa puoi raccontarci?
“Dopo che il bardiccio è stato presentato a Masterchef ho ricevuto tantissime chiamate, ed ero molto contento. Qualcuno la chiama salsiccia, ma non è così. Si tratta di una particolare lavorazione (molto antica, nata dai contadini) del maiale dopo essere macellato, e il finocchio risulta fondamentale perché va ad ammazzare tutti gli altri aromi forti”.
In conclusione, come sta procedendo il lavoro in macelleria?
“Molto bene, lavoriamo ancora tanto e cercando di fare tutto alla perfezione. La clientela ci ama e quindi vogliamo continuare così. Anche, soprattutto, grazie all’aiuto dei giovani che ho inserito nella mia squadra: vogliosi di imparare e di lavorare questo bel mestiere”.

Samuele Nenti
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 26 Febbraio 2025