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Dibattiti - Editoriali
L'EDITORIALE DI OTTOBRE 1999

Parole da meditare

Di recente si è tenuto il periodico Consiglio dei Vescovi italiani, e come sempre, nella prolusione, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Camillo Ruini, ha affrontato i principali temi della società italiana e della comunità ecclesiale. Ne riportiamo alcune parti, come utili spunti di riflessione.

(…) L'attenzione della Chiesa, e in modo peculiare il nostro discernimento di pastori, verso questi incalzanti mutamenti non possono non essere guidati anzitutto da una sollecitudine e intenzione di fondo: quella della comunicazione e trasmissione della fede in Dio e della sequela di Gesù Cristo da una generazione all'altra, dall'uno all'altro contesto socio-economico, culturale e ambientale, situazione di vita e modo di sentire. È questo l'obiettivo della "nuova evangelizzazione", con quel compito di continua inculturazione della fede che è una sua dimensione ineludibile.

In realtà, anche a livello della nostra concreta realtà umana, se si può parlare, con una certa enfasi ma non senza qualche ragione - per diversi profili -, di "mutamenti antropologici" che si stanno verificando sotto la spinta delle novità e delle trasformazioni assai rapide e profonde delle tecnologie, delle forme e possibilità di comunicazione e interazione e quindi delle condizioni in cui gli uomini e i popoli si trovano a vivere, apprendere, pensare e operare, non è meno vero o meno importante che le strutture portanti, le istanze più radicate e le domande decisive della nostra esistenza rimangono fondamentalmente le stesse, nel variare dei luoghi e dei tempi. E a queste anzitutto si rapporta la forza di salvezza che viene da Dio Padre, attraverso Gesù Cristo e nel dono dello Spirito.

Il significato, simbolico ma proprio così ricco di misteriosa realtà e di potenziale efficacia, del duemillesimo anniversario della nascita di Gesù sta primariamente qui: nel ricondurci a quell'inizio che non passa e che, permanendo nella sua suprema e personale identità, mette sempre di nuovo la sua dimora tra noi. In Lui dunque perennità e novità stanno perfettamente insieme e indicano la direzione sia del cammino della storia sia dell'azione pastorale della Chiesa.

Proprio per questo, come il Papa non si stanca di ricordarci, la domanda di perdono e di riconciliazione, rivolta anzitutto a Dio ma necessariamente estesa ai rapporti tra credenti in Cristo e tra fratelli in umanità, è parte essenziale dell'itinerario spirituale del Giubileo. Questa domanda deve essere umile e sincera, ma è anche piena di speranza e di gioia, perché è la domanda che Cristo stesso presenta per noi, e in lui "tutte le promesse di Dio sono divenute "sì".

Fondati sulla certezza di questo "sì" possiamo guardare con lucida sincerità a quel "rischio di una progressiva e radicale scristianizzazione e paganizzazione del continente". Ciascuno di noi fa diretta esperienza della forza corrosiva di idee, immagini, scelte comportamentali e situazioni diffuse che spingono in direzione ben diversa da quella del Vangelo. Come pure conosce dal di dentro le stanchezze e le debolezze che spesso appesantiscono il cammino delle persone e delle comunità cristiane e ne limitano le capacità di testimonianza e di evangelizzazione. Di più, condividiamo la convinzione che oggi occorre mettere al centro della missione della Chiesa non questioni di organizzazione ecclesiastica, e nemmeno pur importanti tradizioni e consuetudini sociali e pastorali, ma la verità: verità di Dio e inseparabilmente verità dell'uomo, una verità dell'uomo non limitata alla vita presente. Del resto, questa era già la convinzione delle prime generazioni cristiane, formulata con massima incisività da Tertulliano: "Cristo ha affermato di essere la verità, non la consuetudine".

Siamo però altrettanto convinti che la verità va incarnata, giorno per giorno, nel vissuto personale e sociale, partendo da quella contemplazione della bellezza di Dio e del suo Cristo che, come ha scritto il cardinale Martini, può riempire e rapire il nostro cuore e darci la forza e il coraggio per operare il bene. La fatica silenziosa di costruire una famiglia autentica, di compiere con onestà e dedizione il proprio lavoro quotidiano, di contribuire, per quel che è nelle nostre possibilità, a una convivenza civile più rispettosa della dignità umana, rientra dunque a pieno titolo in quel servizio alla verità a cui come credenti in Cristo siamo chiamati e che desideriamo condividere con ogni uomo e donna a ciò interessati.

Rivolgendo la nostra attenzione di pastori alla realtà complessiva dell'Italia, possiamo notare anzitutto come la società italiana, nel suo insieme, appaia probabilmente più innovativa, e al contempo più realista, del sistema politico che la rappresenta. Quest'ultimo infatti dà certamente l'impressione di un continuo movimento, a cui gli esiti delle elezioni europee e amministrative del giugno scorso hanno dato nuovo impulso, ma in realtà fatica non poco a produrre novità vere e significative, soprattutto in rapporto ai problemi che più premono alla gente. Fanno da freno il prolungarsi e ripetersi di alcuni dibattiti e i contrasti che insorgono anche all'interno della maggioranza di governo.

Sembra dunque molto importante che la società italiana acquisti nuove capacità di esprimersi e di stimolare la stessa azione politica e di governo, attraverso forme di aggregazione che sappiano intercettare le istanze legittime e i bisogni concreti delle popolazioni e dar loro voce al di fuori da visioni ormai obsolete e da condizionamenti ideologici. La Settimana sociale dei cattolici italiani, che avrà luogo a Napoli dal 16 al 20 novembre sul tema "Quale società civile per l'Italia di domani?" potrà dare un significativo apporto di idee e di proposte a questo rilancio di iniziativa, di fiducia e di capacità aggregativa, per così dire "dal basso", che non può certo essere autosufficiente o sostitutivo delle responsabilità politiche e istituzionali, ma che, specialmente nella situazione attuale, appare urgente e necessario. (…)

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