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La copertina di questo mese
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ARTE - CULTURA
SCOPERTI I RESTI DELL'ANTICA FABBRICA DI MAIOLICHE
Archeologia a Cafaggiolo

Nel mese di agosto di quest’anno la zona del Mugello è stata oggetto di ricerche archeologiche concentrate nell’area della villa medicea di Cafaggiolo. L’indagine, giunta a coronamento di pluriennali studi su tale contesto territoriale, nasce dalla collaborazione tra l’Università di Firenze che ha curato, nella persona del Prof. Guido Vannini, la direzione scientifica di tale progetto, l’Earthwatch Institute e il Comune di Barberino di Mugello.

Il progetto, che ha avuto inizio quest’anno con un’indagine archeologica preliminare volta a sondare le potenzialità archeologiche del sito di Cafaggiolo, prevede la ricerca di tracce che attestino l’esistenza dell’antica fabbrica di maioliche del XV e XVI secolo, argomento che è stato a lungo oggetto di dibattito tra gli studiosi, nonostante la straordinaria concentrazione documentaria esistente.

La campagna di scavo effettuata nel mese di agosto ha proceduto grazie alla presenza e al lavoro sul campo di un nutrito gruppo di volontari, la cui numerosa ed eterogenea composizione ha determinato la singolarità di tale esperienza. Infatti, a sostegno del lavoro scientifico coordinato dal dott. Tommaso Zoppi e condotto sul campo dalle laureande in Archeologia Medievale, hanno operato sia volontari americani dell’Earthwatch Institute, inesperti ma molto volenterosi di apprendere la metodologia della ricerca, sia volontari dei gruppi archeologici mugellani e fiorentini. Tale interazione tra persone appartenenti a contesti culturali e linguistici così diversi ha portato, nonostante piccole difficoltà iniziali di comunicazione, al contatto e allo scambio di esperienze reciproche, esperienze che sono andate oltre il lavoro archeologico – e che sono state ancor più interessanti, considerando il divario generazionale tra i partecipanti. La piena disponibilità e il grande interesse dei proprietari della villa ha inoltre agevolato il lavoro di scavo contribuendo alla creazione di un clima di serena collaborazione tra i partecipanti all’indagine.

Questa prima campagna a carattere diagnostico, che ha avuto una durata di 4 settimane ed ha coinvolto ben 27 persone, si è concentrata sull’analisi di alcune aree campione per la valutazione delle potenzialità archeologiche del sito in oggetto e per l’individuazione della fornace.

Lo scavo archeologico ha indagato la zona dell’edificio della cosiddetta "Manica Lunga"  (adiacente la villa dei Medici), individuata da Alessandro Alinari come il luogo privilegiato per la localizzazione della fornace.

In particolare sono stati condotti 6 saggi archeologici in differenti zone: 4 internamente all’edificio e 2 esternamente.

I saggi con dimensioni variabili tra 5 e 10 m2 hanno raggiunto una profondità massima di m 2,70  e, nonostante non abbiano chiarito l’esatta ubicazione della fornace, probabilmente per il carattere investigativo e non estensivo dello scavo, hanno evidenziato un’area archeologica estremamente significativa sia per la ricostruzione della storia della produzione ceramica di Cafaggiolo sia per il recupero di reperti archeologici (ceramici, vitrei, metallici, ossei) sia per la comprensione delle vicende storico-costruttive di questa porzione della villa medicea dal XV secolo ad oggi.

I reperti recuperati, stimabili intorno ad alcune migliaia e tuttora in corso di pulitura e siglatura , attestano con sicurezza, fin da una prima analisi, la presenza a Cafaggiolo di una fabbrica di ceramica di notevole rilievo, che produceva oggetti di pregio ma anche di uso quotidiano. Nei saggi esterni all’edificio lo scavo ha individuato un’area che, nonostante la limitata dimensione della porzione scavata, ha fornito una grandissima quantità di reperti.

Questi sono riconoscibili come scarti della lavorazione ceramica di Stefano e Piero (la cui sigla SP è stata infatti rinvenuta su diversi frammenti associati a quest’area) e come strumenti fittili e metallici utilizzati per la cottura del vasellame nella fornace.

I saggi stratigrafici interni alla ‘Manica lunga’ hanno invece dimostrato le ampie modifiche subite dall’edificio nel corso del tempo, localizzando inoltre l’area di una fornace da fabbro attestata dai documenti scritti. Sono inoltre state individuate due vasche circolari (la cui funzione è ancora da chiarire), ed una serie di canalette per lo scolo delle acque, da mettere probabilmente in relazione alle vasche di decantazione dell’argilla e dell’ingobbio utilizzati per la produzione della maiolica –figura 8 e 9–.

La lettura della sequenza stratigrafica delle murature (sulle quali è stata impostata una mirata campagna di campionamento delle malte degli intonaci per le analisi mineralogiche e petrografiche) è stata infine fondamentale per la comprensione delle numerose fasi di trasformazione dell’edificio dal momento della sua costruzione ad oggi.

L’intera indagine si è avvalsa di un innovativo sistema informatico tale da permettere il rilevamento e l’archiviazione elettronica dei dati direttamente sul campo ed il loro immediato riversamento su Cd-Rom, riducendo moltissimo i tempi di elaborazione tipici delle più tradizionali indigni archeologiche.

Tali considerazioni, che non hanno assolutamente carattere conclusivo, costituiscono il punto di partenza per l’elaborazione dei dati fin qui raccolti. L’indagine archeologica prevede infatti, accanto all’operazione di ricerca sul campo, l’analisi, la schedatura e lo studio dei dati recuperati sia grafici (rilievi, fotografie, disegni), sia delle strutture murarie dell’intero complesso architettonico e dei lacerti murari rinvenuti nel corso dello scavo, sia dei componenti organici e inorganici (frammenti ossei, vitrei, metallici) sia dei reperti ceramici. Ci auguriamo che possa infine essere realizzata l’idea progettuale di conservare e musealizzare i reperti presso il luogo di rinvenimento in modo da poter valorizzare non solo il sito, già importante a livello internazionale, ma soprattutto la vallata mugellana.

In conclusione i risultati dell’indagine, anche se preliminare, sono stati di notevole interesse, tanto da ritenere necessaria una successiva e più ampia campagna di scavo a carattere estensivo, che, oltre al recupero di altri numerosi reperti che arricchirebbero il panorama della produzione delle maioliche di Cafaggiolo, potrebbe contribuire in modo fondamentale allo studio della produzione ceramica tra XV e XVI secolo all’interno del contesto storico-territoriale del Mugello.

Tommaso Zoppi
Federica Venturini
Beatrice Baragatti

© il filo, Idee e notizie dal Mugello, novembre 1999 
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