E’ l’ora di un serio esame di coscienza
Irrilevanti. Fino a
quando?
Abbiamo quindi lasciato
campo libero a interessi, ideologie e culture diverse che, non di rado, abbiamo
rafforzato con la nostra partecipazione, anche per una cattiva comprensione del
concetto di laicità.
Il risultato è sotto gli
occhi di tutti: una situazione sociale e politica potenzialmente esplosiva e
disgregante dalla quale appare sempre più difficile uscire. Chi scambia alla
messa il segno della pace con noi, visto con il metodo politico attuale, può
trasformarsi da fratello in avversario in un batter d’occhio. Probabilmente è
anche per questo che siamo arrivati ad una consolidata irrilevanza dei credenti
nella società.
Penso che, a ben guardare, non abbiamo maturato in alcun modo
la consapevolezza di due aspetti
fondamentali. Il primo è che la luce di Cristo è indispensabile per la
costruzione di una convivenza a misura della dignità dell’uomo. Il secondo
riguarda la non comprensione in profondità della relazione tra l’organizzazione
comunitaria della società e la vita eterna.
In epoche passate c’era una domandina del catechismo che ci
aiutava: Per qual fine Dio ci ha creato? Dio ha creati
per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e per goderlo poi nell'altra
in Paradiso. Appare evidente che servire Dio in questa vita significa fare il
bene, ai poveri soprattutto, non soltanto con l’elemosina, ma anche attraverso
una costruzione sociale che persegua la giustizia attraverso la libertà e la
responsabilità.
Eppure sono quasi 120 anni che la Chiesa c’invita a riflettere
e ad impegnarci nella società attraverso una serie di encicliche sociali ed
interventi, che vanno dalla Rerum Novarum del 1891 alla Caritas in Veritate del
2009. Occorre prendere atto che questo patrimonio prezioso, anche per pesanti
responsabilità sulle quali qui è inutile dilungarsi, non è penetrato nel cuore e
nella coscienza dei redenti che hanno preferito abbeverarsi ad altre fonti.
C’è poi un problema di luoghi. Dove la comunità cristiana può
ordinariamente ritrovarsi per affrontare questi argomenti? Quante volte ho
avvertito questo vuoto nella mia esperienza di sindacalista!
Appare evidente che occorre
recuperare con sollecitudine questa situazione, strutturando il lavoro su questi
argomenti come vita ordinaria di ogni comunità. Non si tratta, infatti, di
un’attività facoltativa e di contorno, ma del compito sostanziale dei cristiani
laici nel mondo. Proprio di questi tempi papa Benedetto ce lo ricorda in
continuazione!
Sarà come riaccendere una
luce; come gioire di una splendida mattinata di sole dopo tante giornate grigie
e con tanta nebbia.
© il filo, Idee e notizie dal Mugello, dicembre 2010